Il Parlamento Europeo ha deliberato la road map per il taglio delle emissioni dei veicoli pesanti. Obiettivi ambiziosi nei prossimi 10 anni, ma che si scontrano con una realtà che non permette un facile adeguamento del parco mezzi circolante.

 

Il 18 febbraio è un giorno che molti si ricorderanno per via delle nuove regole che sono state introdotte nella Comunità Europea per quel che riguarda le emissioni dei mezzi pesanti. Quello che si sta raffigurando all’orizzonte, non solo è la guerra al diesel per i vetture dei privati, ma vere e proprie diminuzioni delle emissioni inquinanti da parte dei veicoli pesanti. Tutto questo con dei limiti temporali progressivi da rispettare, in un arco temporale di circa 10 anni.

 

Parliamoci chiaro, è giustissimo programmare una diminuzione delle emissioni inquinanti per i prossimi anni, ma è altrettanto vero che ci vuole una struttura adeguata che permetta tutto questo. Lo vediamo nelle auto elettriche che stentano a decollare, proprio perché mancano i punti di ricarica. Discorso analogo per i camion a LNG, CNG, idrogeni o elettrici. Attualmente sul mercato ci sono pochissimi punti di ricarica e le case produttrici, non hanno produzioni di serie interessanti per lo switch commerciale dal diesel a questi modelli.

 

Il Parlamento Europeo, tramite la commissione legata ai trasporti, ha deliberato che entro il 2025 le emissioni inquinanti derivanti dai camion, dovranno diminuire del 15%, mentre in un arco temporale da qui al 2030, dovranno diminuire del 30%. Come abbiamo appena detto, sono risultati molto ambiziosi, ma rimangono sicuramente molto legate a quanto esiste sul mercato per quel che riguarda il parco prodotti.

 

ACEA, non appena si è diffusa la notizia di questa presa di posizione da parte della Comunità Europea, ha subito diramato un comunicato stampa all’interno del quale si affermano tutta una serie di perplessità. Il segretario generale Erik Jonnaert ha infatti affermato:

 

“L’introduzione di quote di vendita obbligatorie imposte alle Case costruttrici non tiene conto delle problematiche relative all’effettiva domanda del mercato”

 

Non è infatti possibile chiedere a chi utilizza i camion per lavoro, di convertirsi alle alimentazioni più eco-sostenibili, se non sussistono le condizioni economiche per farlo. Non si tratta tanto di incentivi economici, quanto di assenza totale di infrastrutture che permettono l’utilizzo quotidiano. In questo periodo stanno iniziando a svilupparsi infatti i primi progetti di mobilità legata all’elettricità, anche per il mondo del trasporto merci, ma sono più che altro progetti pilota. Esempi come il camion dei pompieri 100% elettrico oppure con pantografi per esperimenti in Italia e Germania, sono solo esperimenti, per un utilizzo nei prossimi 10 anni, ma sicuramente non immediato.

 

Quello che abbiamo dinanzi, è quindi un progressivo cambio di alimentazione, ma certo è che non si potrà andare a svilupparlo concretamente se non fra qualche anno, anche per dare tempo alle stazioni di servizio di modernizzarsi e adeguarsi ai cambiamenti legislativi europei.

 

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