90 anni dopo la memorabile vittoria di Albert Divo, a bordo della sua Bugatti, la casa francesce di supercar, gli rende omaggio con una vettura da far girare la testa.

 

Chi non conosce la mitica Targa Florio, la mitica corsa automobilistica che si svolge in Sicilia e che tutto il mondo ci invidia. Le edizioni del 1928 e 1929 furono vinte da Albert Divo, pilota francese di primo piano che portò la Bugatti sul podio per la prima volta di questa fantastica corsa. Fino ad allora era dominio italiano con Fiat, Isotta Fraschini, Nazzaro e SCAT. Per commemorare quanto successo, la casa di superbolidi francese ha deciso di omaggiare Albert con una vettura in stile retrò.

 

Andiamo per gradi e scopriamo in cosa e perché è diventata così famosa la Targa Florio. Creata, finanziata e organizzata da Vincenzo Florio, un ricco palermitano appassionato di questo nuovo mezzo quale era l’automobile a inizio novecento, prese il via nella prima edizione nel 1906. Si trattava di una gara di velocità lungo le tortuose strade siciliane, in particolare nella catena montuosa delle Madonie, con qualche variazione di percorso nel corso degli anni. Per renderci bene l’idea, ogni chilometro di percorso aveva previsto circa dodici tra curve e tornanti. La tenuta di strada delle vetture, così come lo stile di guida che non doveva essere troppo aggressivo per non andare oltre i limiti di gestione della vettura. Incidenti ne successero parecchi e anche morti provocati da uscite di strade, come la morte celebre del conte Giulio Masetti nel 1926.

 

Nel 1977 si registrò l’ultima edizione della Targa Florio, con Raffaele Restivo e Alfonso Merendino vincitori a bordo della Chevron-BMW B36. A prendere il posto, ci pensò il Rally Targa Florio, principalmente per ragioni di sicurezza. La location non cambiò, rimanendo in terra siciliana, arrivando ad essere inserita negli eventi mondiali della FIA nel 2006. Anche in questa seconda fase di vita, se si può definire così, diversi incidenti si registrarono, come ad esempio nel 2012 quello mortale al copilota Robert Gareth e nel 2017 dove Mauro Amendolia e il commissario Laganà Giuseppe  persero la vita.

 

Ed eccoci arrivati alla Bugatti, resa immortale da Divo, nel biennio 1928-29 grazie a due vittorie fondamentali. A partire da queste vittorie infatti, la casa automobilistica francese riuscì a vincere la gara per cinque anni consecutivi, aspetto mai replicato da altra casa automobilistica. La vettura che fu protagonista di questo biennio di vittorie era la Type 35, un superbolide che ancora oggi sarebbe di tutto rispetto.

 

Stiamo infatti parlando di una vettura di appena 750 chilogrammi, con motore, trasmissione e ruote prodotti in alluminio e a spingere tutto quanto ci pensava un 2.0 litri da 125 cavalli che portava la vettura a oltre 200 km/h. Componenti via via modificati per abbassare sempre più il tempo della gara. Quanto era lunga la competizione? Circa 540 chilometri sviluppati su 5 giri di percorso con oltre 7.000 curve totali. E’ chiaro che un corretto inserimento in curva, con casomai uno stacco più in fondo, permetteva ai piloti di essere sempre più veloci.

 

Bugatti quindi, alla soglia dei 90 anni di questa impresa, ha deciso di intitolare una delle sue dream car ad Albert Divo. Stiamo parlando di una serie limitata a 40 pezzi a 5 milioni di euro ciascuno, realizzazioni sartoriali si può dire per celebrare un grandissimo pilota che è riuscito a dare il via ad una serie di 5 anni di vittorie ineguagliate nel corso degli anni.

 

Divo non fu soltanto un pilota, ma anche un uomo attivo nel campo dei motori, dopo aver appeso ai chiodi i guanti. Fu infatti uno dei fondatori del Club International des Anciens Pilotes de Gran Prix F1 nel 1962 in Svizzera, una specie di club d’elite dei grandi piloti del passato, che però non è decollato come organizzazione internazionale. Poco cambia per quello che rimane e rimarrà un pilota per sempre legato al nome di Bugatti

 

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https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Bugatti_Divo_Genf_2019_1Y7A5418.jpg