Le recenti tensioni tra Arabia Saudita e Russia hanno portato un clima di instabilità su tutto il mercato globale del petrolio. I prezzi potrebbero scendere anche di 15 centesimi al litro nei prossimi giorni, anche a causa del Coronavirus e della minor richiesta complessiva. A lungo termine però le ripercussioni potrebbero essere negative.

 

Il mercato del petrolio è qualcosa di molto complesso e sorretto da sottilissimi fili. Accordi commerciali che si intrecciano con accordi politici, i quali si sorreggono a loro volta con la stabilità geopolitica di certe aree geografiche. Russia ed Arabia Saudita sono due dei maggiori player del settore e da sole possono andare a modificare il prezzo del petrolio anche per il nostro paese. In Italia infatti non abbiamo infatti una forte estrazione del cosiddetto “oro nero”, come invece negli Stati Uniti ad esempio. 

 

Per capire come mai gli analisti affermano che nelle prossime ore, il prezzo della benzina e del diesel potrebbero scendere fino a 15 centesimi al litro, dobbiamo fare una piccola premessa. In economia il prezzo è stabilito dall’incontro della curva di domanda e dalla curva di offerta. Se aumenta da domanda, aumenta il prezzo, mentre se aumenta l’offerta il prezzo scende. Tutto molto normale: se abbiamo una sola persona che detiene il controllo di un bene (ovvero è monopolista), quest’ultima può stabilire il prezzo che massimizza le proprie entrate, mentre se abbiamo un bene largamente diffuso, allora il prezzo di quest’ultimo è molto basso (escludendo accordi sleali e cartelli tra i produttori). 

 

Il petrolio si trova in una situazione intermedia, dove è gestito da una pluralità di soggetti, il cui numero non è pari a uno, ma neanche molto alto. Per questo motivo questi soggetti possono influire il prezzo finale della benzina e del diesel. 

 

Arabia Saudita e Russia, negli ultimi anni si erano accordati per un determinato livello di barili prodotti giornalmente. Il loro intento era quello anche di andare a minare l’estrazione di petrolio statunitense, i cui costi di estrazione dell’oro nero sono più alti. 

 

A causa del coronavirus , la richiesta di petrolio è diminuita in tutto il mondo. Per far fronte a questa diminuzione dell'offerta di domanda, l’Arabia Saudita era andata a diminuire la produzione, al fine di mantenere il prezzo stabile. Questa scelta non ha incontrato il piacere della Russia, provocando a sua volta una reazione del Regno del medio oriente, il quale ha aumentato la produzione. A fronte dei suoi costi molto bassi, l’Arabia Saudita può infatti decidere in modo abbastanza autonomo il livello di produzione. 

 

Ed ecco spiegato come mai il prezzo del petrolio è sceso fino a 30 dollari al barile.

 

Un bene? Insomma. Perchè se nel breve periodo vedremo una diminuzione del prezzo della benzina e del diesel, quando andremo a fare rifornimento, nel lungo periodo le conseguenze potrebbero essere notevoli. 

 

In primis, si arreca un danno a tutti quei progetti di estrazione che stavano nascendo nelle varie parti del mondo. In questo modo, si crea un danno economico diretto al progetto di nuova estrazione, il quale proseguirà ma che scaricherà in un secondo momento il costo sostenuto sul prodotto finale. In altre parole, la benzina ed il diesel aumenteranno più del livello attuale.

 

Come secondo aspetto, si potrebbero innescare ripercussioni geopolitiche in tutti quei paesi mediorientali (già instabili), che fondano in parte la propria economia dall’estrazione o dal transito del petrolio. 

 

Insomma, un beneficio nel breve, ma una potenziale instabilità nel lungo periodo. 

 

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