UNRAE, Unione Nazionale Rappresentanti Autoveicoli Esteri, ha diramato un comunicato dove richiede al Governo Conte, di incentivare una grande ripartenza anche per le vetture non elettriche o ibride.

Il mercato Automotive sembra non avere una ripartenza ottimale, per così dire. I dati che vengono rilasciati relativi alle immatricolazioni e alla nuova fase di ripartenza post lockdown, esprimono come gli italiani non abbiano la benché minima intenzione di andare a rinnovare il proprio parco auto. Il governo Conte ha infatti affermato di voler aiutare il mercato automotive, ma limitatamente alle versioni ibride o elettriche. Tutto questo però va a creare una frattura all'interno del mercato automotive, in quanto il 98% delle vetture attualmente in circolazione non sfrutta la corrente elettrica in modo totale o parziale.

C'è ancora molto da scrivere nel mercato automotive e nel modo di alimentare le nostre vetture. Se è vero che il futuro sarà probabilmente elettrico con l'aiuto dell'idrogeno, attualmente quasi tutte le vetture circolanti all'interno del nostro paese, sono spinte da benzina o diesel o altre alimentazione alternativa come GPL o metano. Andare quindi a incentivare solamente le vetture elettriche o plug-in, non fa altro che creare una finta forma di incentivi, invece di aiutare concretamente il mercato automotive a ripartire.

Osservando anche più da vicino i dati che escono dalle anagrafiche presenti presso il Ministero dei Trasporti, su 39 milioni di autovetture circolanti in Italia, circa 21 milioni hanno più di 10 anni. Scendendo ancora più nel particolare un quinto delle vetture circolanti anno omologazione Euro 0, Euro 1, Euro 2.  Questo vuol dire in pratica, vetture vecchie, con tecnologie vecchie e dalla alta capacità inquinante.

Andare a incentivare il mercato automotive, da un punto di vista del ricambio del parco auto, vuol dire ovviamente andare a far ripartire centinaia di migliaia di famiglie legate all'indotto. D'altro lato è però da considerare che l'acquisto di una vettura è quantomeno una spesa importante, soprattutto in un momento dove molte persone hanno perso il lavoro e molte altre persone si trovano in situazioni di disagio economico. Secondo infatti quanto dichiarato da UNARE, andare a incentivare l'acquisto di vetture che abbiano emissioni di CO2 inferiori a 60 grammi per chilometro, è quantomeno utopistico da un punto di vista dell'impatto immediato nei confronti del mercato automotive.

Andando a osservare la differenza  tra il nostro bel paese e quanto succede in Europa, si notano molte differenze per quel che riguarda le distanze delle politiche ambientali ed economiche tra Italia e Germania ad esempio. 

In territorio tedesco infatti i punti di ricarica pubblica sono circa 3 volte superiori rispetto a quelli in Italia, oltre al fatto di poter beneficiare di un’aliquota IVA pari al 16% per i primi 6 mesi, in confronto al 22% nel caso italiano. Inoltre in Germania si parla di una possibilità di detrarre al 100% il costo della vettura aziendale, mentre in Italia si parla semplicemente di un 40%, derivante da una deroga rinnovata dalla normativa europea.

Ma a parte tanti piccoli dettagli legislativi e normativi che ci contraddistinguono diversi da sempre rispetto agli altri paesi europei, l’invito che anche noi siamo propensi a sottoscrivere è quello di andare a incentivare in modo più concreto il larghissimo parco auto attualmente in circolazione, non solo per le vetture ibride o elettriche, che hanno comunque un costo importante, ma anche vetture più alla portata di tutti. In fin dei conti una vettura su 5 è omologata con un standard inferiore all'Euro 2. Un dato troppo grande per essere lasciato da solo.

Credit photo Toyota media press