Presentato l’ultimo piano industriale 2018-2022 per la holding Italo-Statunitense. Importanti novità per il diesel, che verrà progressivamente abbandonato, e per lo sviluppo di diversi modelli elettrici. Un mix tra innovazione tecnologica e riposizionamento in un mercato con sempre meno margini di redditività.

 

E’ passato quasi un secolo dalla realizzazione della prima Fiat, il modello 3 ½ Hp, realizzata in solo otto esemplari nel 1899. Il Lingotto, storico stabilimento entrato in funzione nel 1923, ha resistito alla Seconda Guerra Mondiale, a crisi del mercato e cambi di strategia aziendale, mantenendo sempre la proprietà in mano alla famiglia Agnelli. Prima Giovanni, poi Gianni, continuando con John Elkann, senza dimenticare Romiti, Paolo Fresco, Luca Cordero di Montezemolo e Giuseppe Morchio, sono stati i timonieri di questa imponente nave-azienda che rappresenta da sempre il settore auto in Italia. Fino a Sergio Marchionne, uomo chiave del rilancio Fiat in tutto il mondo nell’ultimo decennio. Un uomo che ha sestuplicato il valore di Fiat, ma che ha anche dovuto effettuare scelte complicate e criticate da qualcuno. Nel suo ultimo piano industriale, presentato qualche giorno fa, ha indicato la rotta per i prossimi anni, dai tratti verdi ed elettrici.

 

Nato a Chieti nel 1952, Marchionne si è trasferito nel 1966 in Ontario (Canada) insieme ai suoi genitori. Nel paese della foglia d’acero, ha conseguito una prima laurea in Filosofia presso l’Università di Toronto, affiancata successivamente a quella in legge ed un Master in Business Administration. Una formazione trasversale che ha riportato in una visione a 360° in Fiat. A portarlo ai piedi della mole è stata una rapida carriera in importanti società come Deloitte Touche, Lawson Mardon Group, Glenex Industries, Acklands, Lonza Group Ltd e SGS. Il tutto culminato con l’entrata nel Consiglio di Amministrazione di Fiat nel 2003, sotto l’indicazione di Umberto Agnelli e con la nomina di Amministratore Delegato dal 1° giugno 2004.

 

Dopo l'introduzione di nuovi modelli come l’Alfa Romeo 159, la nuova 500 e la Grande Punto, ha indicato pochi giorni fa, il piano industriale per i prossimi anni. Elettrificazione e abbandono progressivo del diesel per il settore privato sono stati gli aspetti che maggiormente hanno impresso gli interessati. Due aspetti l’uno conseguenza dell’altro, per via delle sempre più rigide norme antinquinamento europee. Nei prossimi anni vedremo quindi le prime Maserati, Alfa Romeo e Jeep plug-in e successivamente elettriche al 100%.

 

Secondo l’amministratore delegato infatti, il diesel è destinato ad essere ridimensionato e lasciato ai soli veicoli commerciali nei prossimi anni. La dipendenza dal petrolio è troppo forte, a detta di Marchionne, è l’altro aspetto che da la spinta alla svolta. Sebbene recenti ricerche del CNR, che definiscono questo carburante come meno inquinante, rispetto al benzina, nelle ultime tecnologie produttive, il suo declino sembra quindi iniziato.

 

La volontà della casa con base a Torino è quella di introdurre carline capaci di recuperare l’alto costo di investimenti per l’introduzione di veicoli elettrici. La 500, leader incontrastata in termini di prezzo e quote di mercato nel proprio settore, è insieme a Panda la vettura indicata per questo cambiamento. Con l’introduzione della nuova 500 Giardinetta elettrica, si rivoluzionerà quindi la famiglia delle city car a marchio Fiat. Tutto ciò dovrà colmare la chiusura della linea produttiva della Punto, dopo 25 anni di onorata carriera. Ma FCA non è solo Fiat, basti pensare alla crescita che ha avuto Jeep in Cina del 240% negli ultimi quattro anni.

 

A contorno di tutto ciò, delle scelte di carline su cui puntare e sul posizionamento della produzione, c’è un manager con una visione capace di leggere il mercato e anticiparlo contemporaneamente. L’asset auto è stato trasformato in opportunità, andando a effettuare fusioni, acquisizioni e quant’altro si possa fare con un’azienda quotata in borsa valori e conosciuta in tutto il mondo. Durante il suo comando, il valore di Fiat è aumentato di sei volte, un dato eccezionale per un’azienda attiva in un settore complicato e con numerosi competitor mondiali. La trattativa con General Motors, l’acquisizione di Chrysler e l’innalzamento del gruppo FCA verso il settore premium, sono le tre principali chiavi di lettura dei suoi primi 14 anni come amministratore delegato. Dal lato dei conti, moltissima finanza è stata fatta, con risultati che sono arrivati, ma con qualche mese in più rispetto alle previsioni. C’è da dire l’eccellente lavoro sul debito accumulato nel corso di un secolo di attività, risanato e portato ad un’importante utile.

 

Gli obiettivi economici finanziari per il 2022 sono ambizioni, con un free cash flow tra i 7.5 e 10 miliardi di euro ed un utile per azione compreso tra i 5.9 e 7.3 euro. E sono resi ancora più ambiziosi se, come ha recentemente affermato Marchionne, nessun stabilimento produttivo verrà chiuso. Un vero e proprio cambiamento di rotta per un’azienda fondata a fine 800 e con diramazioni in ogni angolo del mondo.