Croce e delizia dell’inquinamento e delle tasche degli automobilisti. Stiamo parlando del FAP, il famoso filtro antiparticolato che è stato introdotto per cercare di limitare le emissioni delle particelle prodotte dalle vetture in fase di scarico. Attenzione però a modificarlo: si rischia la reclusione e multe da capogiro.

 

In origine fu la Peugeot, che a fine anni ‘90 introdusse il FAP sulla berlina di rappresentanza 607. Fu un vero e proprio cambiamento epocale per l’epoca, un’azione ben presto imitata da tutte le altre case automobilistiche, anche se il problema inquinamento non era così forte come oggi.

 

Il FAP, di per sé, è uno strumento molto interessante da un punto di vista della funzione e dell’obiettivo finale. Peccato che a volte (in alcuni casi “spesso”), può produrre tutta una serie di problematiche alla vettura. Vediamo bene di capire di cosa stiamo parlando. 

 

Detto in modo molto semplice, il FAP è quel filtro che limita l’immissione nell’aria del particolato sottile prodotto durante la fase di combustione. Esso è composto da polvere, microgocce di sostanze liquide, sostanze altamente inquinanti e fumo. A livello di dimensioni, siamo a ridosso delle famosi Pm10, della grandezza di 0.01 millimetri. Nulla, si potrebbe pensare, ma non è così. I nostri polmoni infatti assimilano particelle ancora più piccole: le famose Pm2.5 e Pm1, capaci di arrivare fino agli alveoli polmonari. 

 

Essendo un filtro, è normale che questo si intasi, con l’andare del tempo. Per “liberarlo” da tutto quello che ha trattenuto (nel gergo tecnico si dice “rigenerazione”) bisogna percorrere un certo tratto di strada extraurbana, con una velocità costante senza rallentamenti o brusche accelerate. In questo modo, le particelle sottili vengono bruciate, trasformandosi in CO2, ovvero anidride carbonica. E se non rigenera? Allora lì, iniziano i problemi. 

 

Fondamentalmente abbiamo due tipologie di problemi: perdita di potenza ed aumento dei consumi. Come aspetto connesso, e da non sottovalutare minimamente, abbiamo una diluizione dell’olio motore, il quale deve essere sostituito più spesso. Questo ultimo accadimento avviene nei casi in cui il FAP non riesce a rigenerarsi, con un numero elevato di tentativi di rigenerazione.

 

Cosa fare quindi? Via il dente, via il dolore? No, assolutamente. Molto spesso si sente infatti persone che sono disposte a togliere il FAP o bucarlo. Le conseguenze, nel caso una pattuglia della polizia ci fermi, sono molto pesanti. Si parla infatti di multe, denuncia penale e reclusione. 

 

Come primo aspetto, per la modifica non autorizzata del veicolo, abbiamo una multa che va dai 422 ai 1697 euro, oltre che il ritiro della carta di circolazione ed ovviamente l’obbligo di installare un nuovo FAP. 

 

Come secondo aspetto, per il maggior inquinamento del mezzo, il soggetto deve rispondere ad una denuncia penale, con reclusione da 2 a 6 anni ed una multa compresa tra i 10.000 e 100.000 euro.

 

Invece di toglierlo o bucarlo, si potrebbe cambiarlo, nel caso non si rigeneri. Peccato che il costo sia abbastanza elevato. Si parla infatti di circa 1.500 euro, e non stiamo parlando di un cambio o due ogni 10 anni. Dipende chiaramente dal numero di chilometri che si fanno. 

 

Come uscirne? Chiaramente non modificando il mezzo, ovviamente, a meno che non si voglia rischiare di andare incontro a conseguenze molto pesanti. Come secondo aspetto, ci consigliamo di dirvi di navigare molto online, prima di comprare una vettura. Leggere molte recensioni, fatte da persone che hanno già acquistato quella vettura che ci piace tanto, è il miglior mezzo per scoprire magagne o problematiche. E se a qualcuno è venuta l’idea di acquistare un benzina per evitare questo problema, sappiate che anche i moderni benzina hanno il loro FAP, ovviamente adattato al benzina. 
 

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