Il progresso della tecnologia legata alle nostre auto è cresciuto in modo impressionante negli ultimi anni. Dal primo aiuto alla guida, siamo arrivati alle auto che si guidano da sole. Basta impostare la destinazione e fa tutto lei, in modo automatico. Ma l’errore sta dietro l’angolo. Prospettive? Rosee, con le dovute normative e perfezionamenti tecnici.

 

Era il 1642 quando Blaise Pascal, il noto matematico e filosofo francese, realizzava la prima macchina capace di realizzare operazioni utilizzando il riporto automatico, svincolandosi dell’essere umano. Erano le prime basi di quello che ora definiamo Intelligenza Artificiale, quella disciplina informatica che cerca di sviluppare sistemi software capaci di fornire all’hardware prestazioni simili o pari all’intelligenza umana. Dopo oltre quattro secoli e migliaia di ricercatori e scienziati, attualmente siamo agli albori di una nuova era, quella della guida autonoma dei veicoli. Già in funzione ad esempio nella quinta linea della metropolitana di Milano, sta per essere introdotta nelle nostre strade, per assicurare maggior sicurezza, relax e tempo libero per noi. Ma a che punto siamo con lo sviluppo tecnologico e la commercializzazione?

 

Dire Intelligenza Artificiale, senza definirne gli aspetti cruciali, non crea un buon punto di partenza per la completa comprensione della questione. Poter dire che un prodotto tecnologico possiede un’intelligenza artificiale, significa confrontarlo con i comportamenti che la mente umana avrebbe individuato. L’hardware deve quindi agire e pensare umanamente, oltre che pensare e agire razionalmente. Si comprende facilmente che la questione non è facile da gestire, sia sul piano tecnico di programmazione, sia su quello filosofico. Poter dire che un prodotto frutto di anni di ricerca e sviluppo ha il medesimo ragionamento della mente umana, porta a paragonare i robot all’essere umano, con un grande punto interrogativo per quel che riguarda il nostro futuro. Pensiamo ad esempio alla notizia dell’estate scorsa, quando due robot di un centro ricerca di Facebook, hanno iniziato a parlare un linguaggio non comprensibile all’uomo. Alice e Bob erano i nomi di questi due robot, e il tasto spegnimento è stata la soluzione ottimale. Ma cosa succederà se un domani il tasto spegnimento non sarà disponibile?

 

Tornando alle nostre auto, negli ultimi anni, abbiamo assistito a notevoli miglioramenti dal punto di vista tecnologico. I primi sensori, le prime tecnologie come l’ABS o l’ESP, sono stati affiancati da radar, visori e quant’altro possa aiutare il guidatore ad un più completo controllo della situazione. Quello che ci aspetta nei prossimi anni è però la guida automatica: ci siederemo nel tradizionale posto di guida, indicheremo la destinazione e per tutto il resto, ci penserà l’auto. Stiamo parlando del massimo livello di automatizzazione, il quinto, di una scala di livelli che va dall’assenza totale di supporto elettronico, alla completa automazione.

 

I vantaggi principali sono la riduzione notevole, circa novanta per cento, degli incidenti stradali prodotti dalla distrazione umana, oltre alla possibilità di mobilità di tutte quelle persone che non sono in grado di condurre un veicolo, come ad esempio i portatori di handicap, anziani o giovani senza ancora la patente. Un’altro aspetto da non sottovalutare, sarebbero le code che diminuirebbero, per via dell’ottimizzazione del traffico, e di conseguenza le emissioni dei veicoli, supponendo che i veicoli del futuro abbiamo ancora motori termici. Dall’altro lato esistono anche degli svantaggi, legati alla guida autonoma. I dubbi legati alla riduzione di forza lavoro è quello che probabilmente sta più a cuore a tutti noi. Un’altro aspetto critico è sicuramente la valutazione dell’imputazione della responsabilità nei casi di incidente: ovviamente le case produttrici non vogliono addossarsi eventuali colpe per un problema causato da un errore di valutazione dei vari robot che gestiscono la vettura. Un esempio lampante è il caso di Elaine Herzberg, il primo essere umano ad essere travolto e ucciso da un veicolo con guida autonoma.

 

Erano circa le 10 di sera, del 18 marzo di quest’anno, quando Elaine stava attraversando una strada trafficata a quattro corsie in Arizona (USA). Sul posto stava arrivando un taxi Volvo XC90 di Uber, la società americana specializzata nel trasporto di passeggeri, diventata famosa per essere una reale e diretta concorrente di tutti i taxisti del mondo. E’ anche disponibile un video dell’impatto, pochi secondi, ma sufficienti per rendersi conto di quanto la tecnologia deve ancora migliorarsi. E’ pur vero che non sapremmo mai se questo impatto si sarebbe potuto evitare se, al posto di un computer, ci fosse stata una persona a guidare la Volvo, per via del poco preavviso per frenare o per deviare il tragitto dell’auto. La società da 48 miliardi di dollari anni, si difende in vari modi e asserendo diversi dati di sicurezza. Come aspetto principale Elaine non avrebbe dovuto attraversare in quel punto e di conseguenza il computer potrebbe aver deciso di non frenare, certo che il pedone avrebbe concesso la precedenza. Dipende quindi dal linguaggio di programmazione, ovvero da come è stata impostato il modo di decidere per l’intelligenza artificiale. Non sembra però chiaro tutto il discorso legato ai sensori. Se l’anno scorso Uber, ne aveva posto in evidenza gli aspetti positivi, capaci addirittura a vedere nell’oscurità, è anche vero che ci sono state situazioni nelle quali l’intervento umano è stato necessario per evitare collisioni.

 

La morte di Elaine, così come quella di Mary Ward (prima persona ad essere stata uccisa da un’automobile) e di Bridget Driscoll (primo pedone ad essere ucciso), ha già aperto un ampio dibattito e modifiche di avanzamento della progettazione della guida autonoma. Alcune aziende hanno interrotto i test su strada, altre hanno preferito a cambiare luoghi per i propri test (Uber). Lo Stato Italiano, anche per accogliere le pressioni del mondo tecnologico, ha però deciso di introdurre nel proprio ordinamento, il concetto di guida autonoma, grazie al Decreto ministeriale pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n.90 del 18/04/2018. Nei prossimi anni vedremo quindi lungo le nostre autostrade, i primi veicoli autonomi nella guida, prima di una commercializzazione vera e propria. Quello che è certo è che ci vorrà ancora un pò di tempo prima di permettere una guida autonoma in una qualunque strada: farlo in città è relativamente facile, ma il difficile è realizzarlo in strada non mappate precedentemente (come quelle di campagna o quelle sterrate).

 

Registriamo però un notevole sforzo a livello industriale e di ricerca. Aziende come Google, Uber e Tesla sono in prima linea, così come le case automobilistiche. Skoda commercializzerà nel 2018 la Superb con guida autonoma di serie, e a ruota verrà seguita dalla Nissan con la Qashqai con guida autonoma in autostrada. BMW pone invece il 2021 come l’anno della svolta.

 

Insomma, i progressi si stanno per concretizzare. Non ci resta che metterci comodi, aspettare i perfezionamenti della tecnologia e goderci il viaggio in totale relax.

Un ultimo pensiero. Siamo sicuri di non volere guidare la nostra auto?


 

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