Nelle ultime ore è uscita la notizia che sta facendo allarmare gli appassionati della moto per eccellenza a marchio USA. A breve partirà la produzione di una moto di piccola cilindrata, nel territorio cinese, in collaborazione con un’azienda che già conosciamo in Italia.


 

Motociclisti, popolo di appassionati dal cuore puro e dai principi indissolubili. Una volta e anche ora. Ed è anche per questo che ha fatto scalpore la decisione della Harley-Davidson di andare a stringere una collaborazione con un’azienda cinese per la produzione di una moto di piccola cilindrata. La cilindrata scelta è un 338cc, quasi inesistente rispetto alla media delle due ruote oltre oceano. Ma non è questo che ha fatto scalpore, tanto la collaborazione con un’azienda che appartiene ad un paese che è agli antipodi commerciali ed economici con gli USA, ovvero la Cina. In un periodo di batti e ribatti tra le dichiarazioni di Trump sul protezionismo a tutti i costi, quella della Harley-Davidson è una decisione da prendere in esame. 

 

Non si tratta di una decisione ex-novo, ma bensì di un tassello di un piano ampio ed articolato denominato “More Roads to Harley-Davidson”, che prevede infatti una serie di investimenti anche su scala mondiale e anche nel paese asiatico in questione. Nulla di nuovo quindi, ma pur sempre qualcosa che ha alimentato polemiche sulla delocalizzazione della produzione al di fuori dei confini statunitensi. 

 

L’azienda con cui è stata realizzato l’accordo, è la Zhejiang Qianjiang Motorcycle, fondata nel 1985, quindi relativamente fresca come realtà, ma che già si è imposta nel mercato mondiale. Nel 2005 ha infatti acquisto la Benelli, storica azienda italiana di moto, che ha visto quindi la proprietà volare nel lontano est asiatico. Qianjiang Group ha sede a Wenling, a circa 500 chilometri da Shanghai, e può contare su circa 14.000 lavoratori principalemente impiegati nelle realizzazioni di moto, scooter, quadricicli, bici elettriche, tagliaerba, golf cart e varie attrezzature per il giardino. Un’azienda molto ambiziosa, vincitrice nel 2006 del premio per l’industria motociclistica come esportatrice dell’anno, con ben il 20% delle vendite sviluppate all’estero, con il marchio Keeway

 

Tornando alla nostra Harley-Davidson, entro il 2020 vedremo quindi una moto prodotta dalla collaborazione tra queste due aziende. Un accordo che, se letto più in profondità, fa emergere la lungimiranza dei vertici statunitensi. La Qianjiang Motorcycle non è una delle tante aziende cinesi che stanno cercando di fare accordi internazionali, ma è attualmente una delle punte di diamante della Geely Technology Group, gruppo sempre cinese attuale proprietario di Volvo e Polestar e aspetto principale da ricordare, principale azionista di Daimler. Un aspetto non da poco per un egemonia mondiale a livello commerciale e di potenza economica. Un accordo quindi tra Harley-Davidson e Qianjiang Motorcycle, per un ingresso con sempre maggiore forza commerciale nei territori asiatici. Un accordo che, come abbiamo detto, fa parte di un percorso iniziato qualche mese fa, all’interno del piano di sviluppo aziendale “More Roads to Harley-Davidson”, che ha visto l’aumento del 27 per cento delle vendite, rispetto al 2017, per il marchio a stelle e strisce, nei territori cinesi. 

 

Ma arriviamo ora al cuore, al nocciolo della questione. Qui non si parla tanto di una decisione economica che mira a conquistare quote di mercato all’estero. Quello che si legge online, in particolare con la firma dell’autorevole Bloomberg, la strategia di Harley-Davidson è di far aumentare il peso dei ricavi extra-USA fino ad un 50% entro il 2027. Un’indiscrezione che ha fatto molto polemica negli USA per una decisione che fa intravedere una scelta strategica di andare a cercare nicchie di mercato più all’estero che nel proprio mercato natale a stelle e strisce. 

 

Photo by Oleg Magni from Pexels