Le ripercussioni a livello di mobilità sono importanti, ma hanno come obiettivo quello di andare a scongiurare un allargamento ulteriore del virus ed una diminuzione progressiva nel prossimo mese. Scopriamo insieme cosa si può fare e cosa non si può fare.

 

Ormai il coronavirus è presente in tutte le aree italiane. Il temuto virus cinese, che vedevamo tanto lontano durante il mese di gennaio e febbraio, confinato solo nella lontana Cina, ora ha preso spazio anche nel nostro bel paese. Per sconfiggere l'espansione di questo pericoloso virus, nelle ore scorse il Governo italiano ha deciso di istituire tutto il territorio nazionale come zona rossa, in modo da limitare al massimo l'espansione di quest'ultimo.

 

Andando a definire zona rossa l’intero territorio italiano, si sollevano tutto una serie di domande su cosa sia possibile fare e cosa non sia possibile fare. Vogliamo essere chiari subito su questo aspetto e dichiarare che il provvedimento preso dal Governo Conte non ha l'obiettivo di andare a limitare le attività lavorative delle persone, ma di limitare la possibilità di contatto con altre persone.

 

Per questo motivo è possibile spostarsi all'interno del territorio italiano solo per comprovate motivazioni. Quest'ultime devono essere di carattere lavorativo, sanitario o di altre necessità. Solo per queste motivazioni è possibile prendere la macchina o la moto e viaggiare sulle nostre strade.

 

Possiamo quindi andare sul posto di lavoro, dimostrando alla pattuglia della polizia che ci ferma, che ci stiamo recando per l’appunto presso il posto di lavoro. Su questo aspetto è chiaramente d’obbligo una riflessione ovvero sulla possibilità che le persone la cui presenza nella sede di lavoro non sia fondamentale, possano quindi svolgere a distanza la propria attività mediante un computer e le normali reti di comunicazione. Molto spesso in questi giorni si sente infatti parlare di smart working, ovvero quella possibilità di lavorare da casa riproducendo la normale attività lavorativa presso la propria abitazione. Prima di questa crisi sanitaria non c'erano mai state delle reali ed urgenti motivazioni per osservare e testare questa modalità lavorativa. Questa modalità di lavoro però potrebbe avere delle ripercussioni positive sull’ambiente, se riflettiamo bene. Pensiamo infatti a tutto quel traffico veicolare che potrebbe essere risparmiato sulle nostre strade se le persone lavorasse da casa, con il conseguente abbattimento delle emissioni inquinanti.

 

Un altro aspetto che ci permette di prendere la macchina e spostarsi all'interno del territorio italiano, è quello legato a gravi motivazioni di salute. Se dobbiamo infatti effettuare delle cure mediche non rimandabili, che non possono essere eseguite da casa, e dobbiamo quindi recarci in delle strutture sanitarie apposite, possiamo ovviamente uscire di casa e guidare la nostra vettura.

 

Oltre a questo possiamo chiaramente andare a fare la spesa, rispettando le limitazioni di 1 m di distanza tra una persone l'altra, ma anche andare a prendere un caffè al bar.

 

Al fine di effettuare tutte queste azioni, però è necessaria l'autocertificazione, che dichiara che lo spostamento che si sta effettuando sia legato a motivazioni che non possono essere rimandate. Tale documento può essere scaricato dal sito del Ministero, ma può anche essere compilato nel momento in cui la Polizia di Stato e Carabinieri ci fermano. Può infatti accadere che una persona non abbia in casa la modalità di poter stampare il documento e quindi non può materialmente compilarlo.

 

Le sanzioni sono tutto sommato abbastanza lievi, con multe che vanno fino a € 260 se veniamo trovati al di fuori della nostra abitazione per motivi non fondamentali, ai quali si aggiungono fino a tre mesi di reclusione e la denuncia per aver violato le direttive Ministeriali. Nel caso in cui noi fossimo positivi al coronavirus e fossimo già in una quarantena domiciliare, secondo le indicazioni del medico, nell'ipotesi in cui venissimo beccati dalle forze dell'ordine, allora le sanzioni sarebbero più gravi, con il rischio fino a 12 mesi di carcere.

 

Il nostro invito è chiaramente quello di rimanere a casa e di evitare ogni qualsiasi tipologia di contatto con altre persone. Capiamo benissimo i disagi, ma crediamo che due o tre settimane di forte sacrificio siano comunque da preferire piuttosto che mesi di reparti di rianimazione degli ospedali pieni, con rischio di non poter aiutare tutte le persone. L'economia ripartirà, in ugual modo e forse anche più forte di prima, ma prima abbiamo bisogno di fermarci un attimo. Per rispetto della salute nostra e delle altre persone. Perché si può scherzare e giocare su tutto, ma non si può scherzare sulla salute. 

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