Digital Audio Broadcasting è l’acronimo della radio del futuro, già presente nel 28% delle nostre auto. Dal 2020 sarà per legge presente nei nostri veicoli, per una qualità paragonabile a quella dei compact disc. Pulizia del suono, nuovi servizi e minor inquinamento elettromagnetico, sono solo alcuni dei pregi di questa rivoluzione digitale.

 

Quando noi accendiamo la radio nella nostra auto, o in casa, spesso non ci accorgiamo di quanta tecnologia sta alle spalle del nostro semplice gesto. Per poter sentire la nostra canzone preferita, oppure la radiocronaca della nostra squadra del cuore, sono stati necessari moltissimi progressi tecnologici, iniziati a metà del 1800. Fù lo scozzese James Clerk Maxwell, nel 1864, a dimostrare con equazioni matematiche l’esistenza delle cosiddette onde radio. Hertz lo seguì a breve, dimostrando a sua volta, la concreta esistenza di questa tipologia di onde. Nessuno dei due scienziati notarono però un possibile sfruttamento tecnologico e commerciale. Fù infatti l’americano Mahlon Loomis a brevettare nel 1872, la prima tecnologia di trasmissione di dati con un telegrafo senza fili. Dopo di lui, si susseguirono studi di Tesla, Edison, Lodge, Bose, Hughes, Stubblefield e Moura che, man mano, perfezionarono l’originaria dimostrazione matematica, in quella che noi utilizziamo quotidianamente.

 

A livello commerciale, la prima stazione radio fù la britannica BBC, seguita nel nostro paese tre anni dopo da Radiorario, emittente che quotidianamente comunicava informazioni utili ai circa 27.000 possessori di questo nuovo apparecchio estremamente costoso per l’epoca. Il prezzo di acquisto si aggirava infatti sulle 3.000 lire, contro le circa 1.000 lire di reddito medio annuo pro capite, restringendo quindi il pubblico degli ascoltatori alle sole famiglie abbienti. Con il progresso tecnologico i prezzi scesero, e durante la Seconda Guerra Mondiale, le persone che utilizzavano questo mezzo di comunicazione per rimanere al corrente degli ultimi accadimenti nel mondo, aumentarono in modo consistente. Radio Monteceneri, Radio Mosca, Radio Vaticana e sopratutto Radio Londra, ricoprirono un ruolo cruciale per l’informazione clandestina, osteggiata dai tedeschi, a favore della popolazione italiana. L’avvento poi dell’auto e la possibilità di portar con sè la radio, anche quando si viaggiava, produsse il periodo d’oro di quest’ultima. Il senso di libertà che si respirava in quegli anni, era anche caratterizzato dalle note che uscivano non più solamente durante il giorno, ma anche di notte.

 

Con la nascita delle prime radio private negli anni ‘80 e l’entrata in scena dei network nazionali nell’ultimo decennio del XX secolo, le radio subirono profondimenti cambiamenti al propria identità. Il salto di qualità, da un punto di vista tecnologico, avvenne nei primi anni 2000, quando fù introdotta nel mercato la tecnologia DAB, che sfrutta trasmettitori terrestri per fornire una qualità audio mai sentita prima. A dire il vero all’inizio non aveva convinto molto il pubblico e non era riuscita a svilupparsi nel mercato consumer, anche per via dell’assenza di un concreto valore aggiunto per l’ascoltatore. Venne presentata un’alternativa tecnologica, ovvero il DRM (Digital Radio Mondiale), ma la limitatezza dei mezzi che ne permettono l’ascolto non ha favorito lo sviluppo di quest’ultimo.

 

Però si sa, ogni tecnologia ha bisogno di un po di tempo per poter essere utilizzata al meglio da tutti gli utilizzatori finali. Il tradizionale DAB presentava infatti alcune problematicità a livello tecnico, che non permettevano una reale uguaglianza al suono di un compact disc. Il bit rate DAB è infatti pari a 128kbit/s (grazie ad un codec audio MP2), ma questo codec necessita di almeno 160, 192 o 256 kbit/s per realizzare la qualità audio promessa. Da qui l’upgrade alla tecnologia DAB+, che ha preso il posto anche a livello discorsivo del vecchio DAB.

 

Facendo ora un confronto con la tradizionale radio a livello analogico, il nuovo standard ha come principale pregio la minor influenza (se non completa assenza) di interferenze sul segnale radio. Inoltre, grazie alla ricerca per posizione geografica, ovunque noi siamo il sistema riesce a individuare la frequenza giusta per l’emittente radio che vogliamo ascoltare. Un'eventuale chiamata al telefono, nella tradizionale radio, ci farebbe perdere la nostra canzone preferita, mentre con la radio DAB possiamo mettere in pausa la canzone e continuare ad ascoltarla una volta terminata la conversazione telefonica. Infine i servizi aggiuntivi e integrativi, come DLS, PAD, N-PAD o il TPEG, sono migliorati notevolmente, andando quindi a migliorare la fruizione da parte dell’utilizzatore finale.

 

Gli ultimi dati sulla diffusione territoriale, davano una copertura importante nel centro nord, con circa il 95% delle province italiane coperte con problematicità nelle zone montuose, nel sud e nelle isole. Dati che variano giorno dopo giorno, consultabili anche a livello di mappa nel sito dab.it e che si spera raggiungano la quasi totalità del territorio italiano nei prossimi due anni. Grazie alla Legge di Stabilità 2018, che nella sottocategoria legata all’innovazione tecnologica, cerca di favorire l’innovazione in mobilità, dal 1 gennaio 2020 infatti tutti i dispositivi venduti dovranno avere la tecnologia DAB.

 

E per chi non ha voglia di aspettare la futura auto per sentire la propria stazione radiofonica preferita, in modo digitale, allora non resta che cambiare l’autoradio. Esistono molti modelli che possono tranquillamente adattarsi ai nostri veicoli, permettendoci fin da ora di utilizzare questo standard tecnologico. I più recenti dati affermano che il 28% degli automobilisti utilizza già il DAB. Non sono moltissimi a dire il vero, ed è quindi per questo motivo che la Legge di stabilità ha voluto intervenire in modo importante.

 

Radio DAB, sistemi infotainment avanzati, wi-fi, radar anti-collisioni. Chissà come Benz si immaginava il futuro della sua auto, e chissà quali tecnologie ci aspettano nel futuro. Una cosa è certa, saranno digitali e non analogiche.

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