L’azienda giapponese rinnova i trattori di media potenza, andando a strizzare l’occhio a quelli di fascia più alta. Con motori da 104 a 143 cavalli e una tecnologia al passo con i tempi, l’obiettivo è conquistare nuove fette di mercato.  Vediamo come.

 

Kubota è per antonomasia un’azienda capace di rinnovarsi, reinterpretarsi e adattarsi ai mutamenti del mercato. La storica azienda con sede a Osaka, fondata nel 1890 da Gonshiro Kubota, iniziò la sua attività come fonderia, producendo componenti per attrezzature tessili e prodotti di uso quotidiano. Dopo aver iniziato a produrre tubi di ghisa per scopi civili legati alla distribuzione dell’acqua, avvia nel 1922 la produzione di motori ad olio per scopi agricoli. Ma è solo nel 1953 che, con il cambio del nome in “Kubota Tekko K.K.”, inizia la sua avventura nel mercato delle macchine per la movimentazione della terra. Nove anni dopo, unisce l’alimento per eccellenza giapponese, con il proprio know how, andando a produrre i primi trattori per risaie. Certificata come azienda attenta all’ecologia dal Ministero dell’Ambiente del Giappone, è ora un’azienda molto attenta a 360 gradi ad ogni aspetto riguardante la trait d’union tra benessere economico e rispetto per l’ambiente. Un esempio? Lo slogan aziendale, “For Earth, For Life”

 

Partiti dalla specializzazione in macchine per la lavorazione delle risaie, ora è diventata punto di riferimento anche per la terra ferma. Con quattro linee di prodotti per i trattori (BX, B, L, M) vuole ora rinnovare la linea di media fascia per quel che riguarda i cabinati, ovvero la serie M. Parliamo infatti della linea MGX-IV: i modelli presentati sono cinque, con potenze dai 104 ai 143 cavalli e con motorizzazioni ben diverse, per meglio adattarsi alle necessità di ogni singolo agricoltore.

 

Si parte dai M95GX-IV e M105GX-IV con motori quattro cilindri Kubota V3800 da 3.789 centimetri cubici, mentre quelli più potenti (M115GX-IV, M125GX-IV, M135GX-IV) hanno un quattro cilindri V6108 DA 6.124 cc. Il cambio scelto dalla casa giapponese, per accompagnare i duri lavori di campagna, è un powershift a otto rapporti e tre gamme, per un totale di 24 opzioni diverse di lavoro sia in avanti, che in retro.

 

Un’attenzione particolare è stata data anche allo sterzo, ora più attento al raggio di sterzata. La nuova funzione “2WD Auto” utilizza infatti dei sensori collocati nell’assale anteriore, riesce a disinserire temporaneamente la modalità 4WD, per ottimizzare la sterzata, andando contemporaneamente a rispettare la coltura e risparmiando i pneumatici.

 

Oltre a questo aspetto, è stato migliorato l’impianto idraulico, ora più potente. Grazie infatti ad un aumento di flusso di olio, con valori che vanno da 133 a 143 litri al minuto, ora i trattori Kubota riescono a sollevare materiale tra i cinquanta e sessanta quintali.

 

Dal lato sicurezza e del comfort, piccoli ma ingegnosi accorgimenti sono stati apporti. Ora, ogni volta che il guidatore non si trova seduto nella cabina, e non viene inserito il freno di parcheggio, si attiva automaticamente un segnale d’allarme per richiamare l’attenzione dell’agricoltore, al fine di scongiurare situazioni potenzialmente pericolose. Oltre a questo, un nuovo indicatore di guasto freno è stato inserito ed un freno rimorchio a doppia linea per una governabilità e tranquillità nella guida sempre maggiore.

 

Come ultime chicche tecnologiche, anche per stare al passo con i diretti competitor che ormai forniscono soluzioni hi-tech anche nel mondo agricolo, su tutta la gamma MGX-IV, è possibile installare applicazioni precision farming, con sistema sterzante auto-steer e accessori quali GEO Control per avere sempre una conoscenza totale, ma anche precisione, di quale e quanta parte del terreno è stata finora trattata.

 

In conclusione, non importa a quale preciso lavoro, sono stati chiamati i trattori Kubota. Con l’ammodernamento della linea, fortemente ispirati alla linea maggior M7002, l’azienda giapponese, vuole spingere fortemente su una fascia di mercato dove c’è ancora molto da dire



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