Nel 1959 nasceva la prima generazione della vettura compatta, la cui lunghezza era di appena tre metri e 600 kg di massa. In poco più di mezzo secolo è diventata un’icona di stile e spunto per molte vetture degli ultimi anni.

 

Siamo nel 1956 e il mondo sta attraversando una grave crisi internazionale, ovvero le tensioni legate al conflitto presso il canale di Suez tra Francia, Regno Unito, Israele, Egitto, ex Unione Sovietica e Stati Uniti. Tra le conseguenze dirette, nella vita quotidiana, il prezzo della benzina era salito notevolmente, andando a premiare le cosiddette Bubble Car, ovvero le micro car. A fare man bassa di vendite inizialmente ci pensò l’Isetta, di proprietà dell’italianissima Iso e in licenza di BMW. La British Motor Corporation non rimase a guardare e decise di proporre anch’essa una micro car. Il progetto fu attribuito ad Alec Issigonis, con l’esigenza di appoggiarsi al motore 4 cilindri della Austin A35 ed essere abbastanza spaziosa per 4 persone.

 

Con una disposizione anteriore/posteriore del motore, trazione anteriore, una lunghezza di appena 303 cm, sospensioni a ruote indipendenti con elementi elastici in gomma, ruote da 10 pollici e uno sportello del vano bagagli ribaltabile verso il basso per il trasporto di oggetti ingombranti, la Mini fu una vera rivoluzione per quegli anni, anche se la diffusione non fu fulminea. Il motore iniziale era un 848 centimetri cubici e una potenza di 34 cavalli.

 

Il debutto avvenne il 26 agosto del 1959 sotto i marchi Austin e Morris. Come dicevamo la diffusione non fu immediata come si potrebbe pensare per via dell’eccessiva originalità i primi anni ‘60. Il volante quasi orizzontale era una situazione nuova per l’epoca, oltre al fatto che i più alti dovevano guidare con le gambe divaricate. Chi era invece abile alla guida, poteva in verità acquisire un controllo massimo in città, per via dell’assetto basso e della fluidità dei movimenti.

 

I cambiamenti non mancarono, a partire dagli anni 60, con la versione familiare della Mini e quella a tre volumi, di diversi allestimenti per andare a intercettare diverse sacche di popolazione. La versione elaborata fu realizzata da John Cooper, con un motore 997cm cubici, due carburatori tipo SU da 1.25, freni anteriori a disco e assetto rivisitato.

 

La seconda serie fu introdotta nel 1967, con poche modifiche per la verità, mentre la terza due anni più tardi. Fu introdotto il marco Mini nel ‘69 e vari piccoli cambiamenti la portare fino agli anni 90 quando il gruppo Rover portò modifiche alla sicurezza ed emissioni. Con l’acquisizione da parte di BMW del marchio Rover, ci fu in verità la vera rivoluzione. Le dimensioni aumentarono e si allinearono ad un segmento B veramente competitivo. Nel 2001 fu prodotta la prima serie di questa nuova vita, aggiornata nel 2006, 2010 e autunno 2013.

 

La Mini più potente rimane senza ombra di dubbio la versione Coupé rivista da John Cooper Works, del 2015, con 231 cavalli e un tempo 0-100 km/h di appena 6.3 secondi. A quando la prossima versione di Mini? Dovrebbe essere in avanzato stato di sviluppo la versione 2020.

 

Infine un aneddoto sul progettista della Mini? Sebbene lavorò una vita nel mondo delle 4 ruote, era un grande appassionato dei treni. Una volta andato in pensione, iniziò a costruirne in miniatura una grande quantità. Ma si sà, la passione non conosce confini, ed infatti fu costretto a chiedere appoggio ai vicini di casa. Il percorso dei binari non riusciva più ad essere limitato al giardino del solo Issigonis, ed allora i vicini decisero di fare alleanza e dare la possibilità il passaggio del mega modellino presso i loro giardini. Immaginate gli occhi dei bimbi che vedevano il modellino passare lungo più giardini.


 

 

Credit photo: BMW media room